“Il nuovo George Martin” così Conn Iggulden (grande autore di storica) riguardo a questo “Il principe dei fulmini” che in realtà sarebbe il principe dei rovi, come si evince anche dalla traduzione italiana durante la lettura. Per quale motivo sia stato cambiato il titolo nella versione italiana nessuno lo sa, misteri dell’editoria! Ad ogni modo, tornando all’affermazione di Conn Iggulden, mi permetto di precisare che non serve essere crudeli, violentare e massacrare la gente per creare un’opera che possa reggere il confronto con “Le cronache del ghiaccio e del fuoco” ( chiamato più comunemente “Il Trono di Spade”). Siamo lontani anni luce da George Martin, dai Conn, ammettilo!
La parte iniziale è la più convincente. Assistiamo ad alcune crudeltà commesse dal principe giovanissimo e restiamo stupiti quando un nonmorto (o forse un Estraneo?) fugge di fronte all’animo oscuro del protagonista, il principe Jorg. Scopriamo poi che in realtà non era il suo animo oscuro ad aver spaventato il nonmorto e tutta la storia sembra, pian piano, ammorbidirsi, banalizzandosi. Dopo un inizio completamente sopra le righe è un peccato assistere pian piano al declino di una storia e di un personaggio che se avesse mantenuto la crudeltà iniziale avrebbe potuto veramente lasciare il segno. L’impressione è che l’autore si sia affezionato troppo al principe Jorg, identificandosi più del normale anche grazie, o per colpa, del racconto in prima persona, e che quindi non abbia avuto il coraggio di portare avanti l’oscurità e l’ambiguità che contraddistingueva questo romanzo fantasy. Ovviamente si tratta soltanto del primo volume, ma personalmente non so se continuerò la lettura.